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Effetto Brexit sull’agroalimentare italiano, e anche locale

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Coldiretti: “A rischio 3,2 miliardi di euro di export agroalimentare Made in Italy”

Annabella Ciardiello – Con la vittoria della Brexit, assisteremo a diverse rinegoziazioni sulla politica commerciale inglese. Da un lato, le imprese britanniche non potranno più beneficiare del libero accesso ai mercati europei, e dall’altro la Gran Bretagna sarà costretta ad alzare le barriere tariffarie, con effetti allarmanti anche sulle esportazioni italiane. Inoltre a ciò bisogna aggiungere anche l’effetto svalutazione, che produrrebbe un rallentamento delle importazioni inglesi, ma prezzi più competitivi dei prodotti britannici nei mercati internazionali dove sono presenti anche i prodotti italiani, nonostante i nostri prodotti godano di qualità pressoché inimitabili. Secondo i dati forniti dalla Coldiretti sono a rischio 3,2 miliardi di euro di export agroalimentare Made in Italy. Il Regno Unito rappresenta il quarto mercato di sbocco (dopo Germania, Francia, Stati Uniti) dell’agroalimentare italiano, con un valore annuale nel 2015 di ben 3,2 miliardi ed un trend in progressivo aumento. Tra i prodotti italiani più esportati in Gran Bretagna troviamo il vino, con un valore di 746 milioni di euro di esportazioni nel 2015 e un trend in ulteriore aumento del 7% su base annuale nel primo trimestre del 2016 e la pasta con un importo complessivo di vendite nel 2015 di 332 milioni di euro. Considerevole anche l’esportazione dell’ortofrutta con un valore delle esportazioni di 281 milioni di euro nel 2015, in aumento del 6% nel primo trimestre del 2016. Senza dimenticare i formaggi, dove oltre un terzo delle vendite è rappresentato dal Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma importante anche l’export della mozzarella di bufala campana sempre più apprezzata all’estero. Infine l’olio d’oliva si posiziona nel 2015 con 57 milioni di euro con un aumento del 14% nel 2016.
Per la Coldiretti c’è da considerare anche un fattore storico: il Regno Unito ha sempre contrastato le politiche per la tutela della qualità dei prodotti agricoli favorendo una standardizzazione verso il basso e sottolineando un disinteresse nel ricercare prodotti d’eccellenza. In questo contesto diventa preoccupante il destino, a livello comunitario, sulla procedura delle etichette a “semaforo” che la Gran Bretagna continua ad usare nel 98% dei suoi supermercati. Un sistema con i bollini rossi, gialli o verdi sulle confezioni alimentari per indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute, nonostante le etichette siano state bocciate da Bruxelles.
Inevitabili effetti a catena: quali ripercussioni sull’agroalimentare dell’Alto Casertano? Il nostro territorio potrebbe essere tra quelli che risentiranno di più di questa condizione se consideriamo che l’economia locale si basa essenzialmente sulla produzione agroalimentare e la qualità di buona materia prima.

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