Home Curiosità “La cipolla alifana non morirà”: la promessa di Antonietta Melillo

“La cipolla alifana non morirà”: la promessa di Antonietta Melillo

Antonietta ci racconta di come è nata la sua avventura con la rinascita del più noto prodotto della terra alifana, e lancia un appello ai suoi concittadini

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Antonietta Melillo e la cipolla alifana
Antonietta e il marito Fabio durante il trapianto di cipolle (foto Rosario Iameo)

Sono trascorsi pochi giorni dall’intervista televisiva andata in onda su Rai3 a Geo in cui Antonietta Melillo di Alife ha raccontato la sua esperienza di rilancio della cipolla alifana e non si arresta l’onda di entusiasmo (da più parti d’Italia!) intorno al prelibato e dolce frutto della campagna alifana: proprio di queste proprietà ha raccontato Antonietta in tv, della dolcezza, della morbidezza e della leggerezza di un bulbo che sul territorio erano rimasti in pochi a produrre: anziani e qualche giovane imprenditore, ma con poca visibilità per il prodotto.

la cipolla di Alife con Antonietta Melillo al lavoro
foto Rosario Iameo

“Abbiamo tutto, possiamo molto di più”, le parole di Antonietta a distanza di qualche ora dalla trasmissione televisiva. Il suo un invito a sperare, a provare, ad osare.
Chiusa la sua attività commerciale a causa della crisi economica (aveva un negozio di abbigliamento), ha tentato una nuova strada rimettendo i piedi sulla terreno di famiglia, senza mai però averlo davvero conosciuto.
“Non ho temuto di chiedere aiuto ai più anziani, a coloro che custodivano l’arte della produzione di cipolle… Ricordo come fosse ieri le parole tristi del signor Luigino Sasso – un tenace cannavinaro – quando mi disse ‘le cipolle alifane moriranno con noi’ e con orgoglio replico con la mia esperienza di oggi grazie a persone come lui e alla cara Mariannina che non sono stati gelosi di questo bene e mi hanno insegnato molto sulla terra, la cipolla e la sua riproduzione”.
Fa appello ai suoi concittadini Antonietta: “Abbiamo l’arte, la cultura, abbiamo la terra e l’aria buone; abbiamo un potenziale enorme tra le mani tali da rendere la nostra città un modello di nuova economia. Conta la temerarietà, l’audacia, e un pizzico di fortuna…”.
Ne parla con entusiasmo, con determinazione, ma anche con altrettanta mitezza, com’è nella sua indole.

E a proposito di fortuna, il suo grazie vola a Franco Pepe, pizzaiolo di fama internazionale che da Caiazzo ha esportato un nuovo concetto di pizza e di sapori locali in tutto il mondo, mettendo in valigia la cipolla alifana, e come ricorda Antonietta anche l’esperienza agricola di Mimmo Barbiero titolare dell’azienda La Sbecciatrice (produce ortaggi e in particolare fagioli a Villa Santa Croce), o Manuel Lombardi de Le Campestre (famoso per il formaggio ‘Conciato romano’ a Castel di Sasso), “perché la nuova economia agricola dell’Alto Casertano passa prima di tutto attraverso una rete di sinceri rapporti di collaborazione tra produttori e attraverso garanzie come la condotta Slow Food e Coldiretti”.

È stata Antonietta, una sera in pizzeria, a proporre al maestro della pizza la sua “nuova” cipolla, e da lì tutto ha avuto inizio.
Alla domanda ‘a cosa ti stai dedicando in questo momento nei tuoi campi?’ lei risponde con ironia “all’attività di sempre: soprattutto strappo erbacce,  con le mani o pochi strumenti; aiuto la terra a respirare, ne ho cura. Poi sarà lei a replicare con i suoi doni…” in attesa delle piantine appena messe nel campo.
Il nuovo anno parte così, con l’augurio – per Alife e per le terre circostanti, per le persone che le abitano e in particolare i giovani – di trovare la strada non per forza lontano da qui; di sperare, di mettersi “in contatto” fra loro, di palesare i propri doni; di conoscere, formarsi e migliorare per proporre il meglio e la qualità.

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