Home Territorio Foto-Trappole nel Matese, rare specie di animali immortalate in uno scatto

Foto-Trappole nel Matese, rare specie di animali immortalate in uno scatto

Immagini straordinarie direttamente da alcune zone del Matese: grazie al progetto dell'associazione ARDEA, sarà possibile scoprire di più sullo status degli animali protetti

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Il territorio del Matese nasconde segreti di inestimabile valore e di necessaria protezione, si distingue in Italia per la vasta biodiversità animale e vegetale. Grazie all’impegno dell’Associazione Ardea è stato avviato un progetto, coordinato dal Dott. Giovanni Capobianco, con l’obiettivo di studiare e monitorare comportamenti e azioni quotidiane di rare specie animali che sarebbe impossibile immortalare dal vivo. Per questo motivo, per saperne di più, abbiamo intervistato il Dott. Giovanni Capobianco, che ci ha spiegato, in risposta alle nostre domande, i dettagli dell’iniziativa e i suoi scopi scientifici, illustrando le funzionalità del foto-trappolaggio.

1. Qual è il titolo del progetto?
“L’Indagine Faunistica del Parco Regionale del Matese attraverso la tecnica del foto-trappolaggio naturalistico” è un progetto dell’associazione Ardea che mira a censire monitorare tutte quelle specie della fauna matesina che potenzialmente sono state censite (avvistate o supposta la loro presenza) ma mai accertate.

2. Come nasce questa idea per il Matese?
Il Parco Regionale del Matese, istituito nel 1993 con LR n°33 è inserito nella rete dei Parchi Nazionali, regionali e delle aree naturali protette della Campania,  tra le realtà più importanti della regione. I suoi 33.327 ettari lo rendono, per estensione, la terza area naturale protetta. Ma la sua importanza non la si evince solo dalla sua estensione. La sua posizione geografica strategica, che segna l’inizio dell’Appennino Meridionale, e la presenze di cime montuose alte fino a duemila metri, determina un’alta diversità di ambienti, da quelli lacustri, a quelli di bosco, passando per i pascoli montani fino ai cipresseti, che si traduce in un’alta biodiversità animale e vegetale. L’elevata elusività di alcune specie e la derivata difficoltà in campagne di censimento e conseguente monitoraggio, rappresentano un limite per il raggiungimento di un quadro di completezza delle informazioni inerenti la fauna selvatica in aree protette o al contorno.

3. Che tipo di finanziamento o sostegno ha ricevuto il progetto?
Il progetto è stato oggetto di finanziamento dal Parco Ragionale del Matese, che ringraziamo per la copertura di parte delle spese progettuali.

4. Qual è l’obiettivo principale?
Gli obiettivi sono molteplici: il censimento/monitoraggio di specie faunistiche dell’area protetta e contigue; verificare i corridoi ecologici e preferenziali di alcune specie; possibilità di stimare anche la “salute”; di alcune popolazioni; controllo del territorio anche da un punto di vista della sorveglianza ambientale.

5. Quali risultati sono stati raggiunti fino ad ora? E quali tra essi sorprendono di più o rivelano qualcosa di nuovo?
Ad ora abbiamo ottenuto degli ottimi risultati come dimostrano alcune immagini e video pubblicati sulla nostra pagina dedicata al progetto (Clicca per osservare i video esclusivi). La fase di scouting, ovvero di ricerca sia  su “carta-mappa tematica” che verificata poi sul posto, ha dato la possibilità di posizionare alcune fototrappole per alcuni giorni al fine di “saggiare” l’attività selvatica. Confermata la presenza di una specie della quale avemmo un rinvenimento di carcassa al confine col Molise, ma mai osservata dal vivo (sarà pubblicata sulla nostra pagina). Rilevata con grande piacere e anche stupore, la presenza della specie più negativamente tartassata mediaticamente a livello nazionale ovvero il lupo: questo splendido carnivoro che percorre in una sola notte anche 30 km e che vive, già prima che c’insediassimo noi, queste montagne e al quale dobbiamo porgere rispetto e non timore (Clicca per saperne di più sul Lupo del Matese). La presenza del Gatto selvatico in più aree: una specie altamente elusiva e che è di enorme difficoltà studiarlo se non con tecniche come queste. Poi specie come Il capriolo, il tasso, la volpe, faine, etc.

6. In che modo tale lavoro permette di “entrare” più da  vicino nella vita di alcune specie? Quali vantaggi si traggono da un punto di  vista scientifico?
Grazie all’introduzione di tecniche innovative come il fototrappolaggio, è possibile arricchire, se non completare, lo status delle comunità di un luogo per costruire nuovi frammenti di conoscenza, spesso utili o fondamentali per tutelare il patrimonio faunistico. Grazie al fototrapping si possono catturare dei momenti improbabili da vedere “naturalmente” se non facenti parte di quella realtà, ma provo a spiegarmi meglio. Risulterebbe impossibile assistere ad alcune scene in natura tra animali selvatici: osservare una mamma cinghiale che insegna a scavare ai propri piccoli; i genitori volpe che insegnano alla propria prole a fidarsi dell’ ambiente esterno, spingendoli aldilà della propria tana, sfidando la natura selvaggia; seguire l’andatura di un branco di lupi su per un sentiero, sapendo che al massimo possano passarne un paio e te ne ritrovi invece più di due! È come avere un occhio indiscreto sulla natura, è come poter assistere ad un documentario di casa nostra! Gli obiettivi del progetto sono quelli di rilevare la presenza/assenza di determinate specie elusive difficilmente censibili e/o monitorabili delle quali non si possiedono informazioni sufficienti inerenti lo status, come Gatto selvatico (Felis sylvestris), Lupo (Canis lupus), Martora (Martes martes), Puzzola (Mustela putorius), Capriolo (Capreolus capreolus), specie inserite in liste di tutela nazionale ed internazionale (Dir. Habitat, CITES, Red List IUCN). Inoltre il fototrappolaggio rappresenta anche un ottimo strumento di controllo per specie invasive  per valutare eventualmente situazioni ai fini di conservazione e gestionali di un’Area protetta.

7. Che attenzione il Matese (politica e territorio) ha posto  nei confronti del progetto? O di quali attenzioni necessiterebbe tale  iniziativa?
In Italia purtroppo, l’attività scientifica è ridotta ai minimi termini. Non ci sono vere e proprie strategie e politiche reali nei confronti della natura. In Campania siamo molto carenti in questo. Il nostro Parco però, nonostante tutti i disagi che possano derivare da una poca attenzione da parte del governo centrale, anche nella questione economica finanziaria, ci impone a provare a fare qualcosa in più. Questo però è sempre attribuito ad una sorta di volontariato, svolto principalmente da professionisti che per amor proprio, comunque, operano e svolgono attività scientifica al fine di studiare i sistemi naturali, preservandoli e promuovendoli. Ricordo che “MigrAndata”, altro progetto nato un po’ per scherzo tra me e Rosario Balestrieri, è divenuto una cassa di risonanza a livello internazionale. Tra convegni nazionali, articoli scientifici, interviste su emittenti nazionali  e programmi nazionali, il nostro è l’unico progetto di rilevanza scientifica sul Matese che quest’anno, sperando sempre nel contributo delle Istituzioni , raggiungerà la nona edizione. Con l’avvento del futuro del futuro Parco Nazionale del Matese ci sarà molto da fare, ma bisogna attivarsi. La politica locale che riguarda il Parco è ferma, purtroppo, da troppo tempo ed ancora oggi non abbiamo ancora ben chiaro, a mio avviso, quali possano essere le potenzialità di un’area Protetta e le risorse naturalistiche che abbiamo intorno… L’iniziativa meriterebbe sicuramente molte più attenzioni, perchè potrebbe essere un’ottima cassa di risonanza per promuovere una giusta divulgazione ambientale, per la valorizzazione della biodiversità del nostro territorio e per un incoming turistico di tipo naturalistico!

8. Avete intenzione di intensificare le “trappole”? In quali  luoghi? E quali sono i luoghi ancora da svelare del nostro versante  montano?
Quando controlliamo le fototrappole, siamo sempre in gruppo. Si organizzano uscite didattiche, in quanto questo progetto prevede anche tesisti e collaboratori associazione Ardea e dell’Università di Scienze Naturali della Federico II. Innanzi tutto è da precisare che è sempre un’emozione ritrovare la fototrappola! Purtroppo queste attrezzature se non celate bene possono essere oggetto di vandalizzazione e/o manomissione o addirittura furto, e il danno non sarebbe impercettibile! Goliardicamente ho inserito all’interno di ogni fototrappola un messaggio con i miei dati e ovviamente lo scopo progettuale: “Ho fatto molti sacrifici per acquistarla! Mi sono privato di uscite con amici  e cene con la mia fidanzata! Non rompere o danneggiare. È utilizzata a fini scientifici per lo studio del progetto(…). Ogni immagine non affine agli obiettivi del progetto sarà eliminata secondo la norma vigente della privacy!” Per quanto i luoghi, è una prassi tra noi ricercatori non svelarli mai. Tento sempre di installare le mie fototrappole affinchè non sia riconoscibile il luogo. Purtroppo la rete è popolata anche da chi questa attrezzatura la utilizza al fine di poter cacciare in area protetta…

9. Esistono in Italia altre esperienze simili? E dove?
In Italia esistono molte realtà che svolgono progetti di fototrappoalggio. Le università portano avanti progetti di studio da oltre 20 anni! Oggi l’accessibilità a questa strumentazione è alla portata di tutti. Questo è anche un disagio in quanto si pensa che piazzare una fototrappola non comporti nessuna ripercussione sulla fauna selvatica. Invece se non si hanno conoscenze naturalistiche e un quadro completo della conoscenza territoriale si può arrivare anche a provocare danni a specie sensibili! Ad esempio: se incontriamo una pista di Lupo che ci porta in un luogo abbastanza appartato ed inaccessibile, probabilmente in quel luogo si può scorgere il loro “rendez vous”, ovvero il loro luogo segreto d’incontro. Anche la minima presenza o la minima compromissione di quell’ambiente a loro familiare e sicuro, potrebbe portarli ad allontanarsi e quindi arrecherebbe un danno! In Campania solo il Parco Nazionale del Cilento negli scorsi anni ha avviato una campagna di monitoraggio di Fototrappoalggio su determinate specie. Questo sul Matese risulta essere il primo tra i parchi regionali della Campania e speriamo di poter proseguire anche negli anni prossimi e poter regalare sempre un maggior numero di immagini e storie fantastiche, al fine di far conoscere e sensibilizzare le popolazioni matesine e quelle limitrofe, al rispetto della fauna selvatica e alla serena convivenza con questa.

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