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Sulla Via Francigena, il cammino dell’anima e la crescita del Matese. Il Convegno

Un convegno a più voci per mettere insieme esperienze e saperi, l'idea di una Francigena che è eserienza di spiritualità ma anche volano per l'economia locale nel convegno organizzato dal Parco del Matese e dalla Diocesi di Alife-Caiazzo

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Via Francigena, luogo di incontro nel cuore dell’Europa, ancora prima che l’Europa fosse; incroci di commerci e preghiere un tempo, oggi invece, cammino di scoperta o riscoperta per chi decide – per pura avventura o per compiere un percorso di spiritualità – di uscire da se, intraprendere una strada inconsueta (vai sul sito ufficiale).

Conta avere una meta, conta avere il giusto bagaglio (con e senza la metafora del caso), conta percorrere in sicurezza i luoghi della Francigena, conta anche trovare lungo la via l’accoglienza e la solidarietà di chi sul posto vede il pellegrino passare; contano le soste e luoghi che non ritemprino solo il corpo ma anche lo spirito.
Di tutto questo, con il racconto di esperienze dirette e indirette, con il sogno futuro di una migliore francigena tra la valle del medio Volturno e la fascia pedemontana del Matese – si è parlato nel convegno sul turismo religioso Le strade della Fede–Via Francigena cammino dell’anima, organizzato dal Parco dela Matese e dalla Diocesi di Alife-Caiazzo giovedì 19 settembre.

Più voci a confronto per una sintesi comune: motivare il cammino (soprattutto come esperienza di moto dell’anima), stabilire la rete di collaborazioni tra Enti e Istituzioni locali rispettivamente ai territori di competenza che il cammino della Francigena attraversa; infrastrutturare il percorso; offrire ai locali occasioni di investimento imprenditoriale.
Ne hanno parlato il presidente del Parco Regionale del Matese, Vincenzo Girfatti; Nicola Ciarleglio in rappresentanza del Gal Titerno; Domenico Caiazza, storico; Mons. Orazio Francesco Piazza, vescovo di Sessa Aurunca e Amministratore apostolico di Alife-Caiazzo.

Parlare di turismo religioso nel Parco del Matese è tardi? La domanda del Presidente Girfatti in apertura del Convegno.
Dopo quasi 30 anni di Parco, alla vigilia del suo battesimo a Parco Nazionale l’assenza di un progetto concreto su questi temi, rischia di mostrare una fragilità complessa da recuperare, ma parlarne e iniziare ad orientarsi – tutti – su una direzione comune (che non è solo quella geografica segnata dalla Francigena) che mette insieme realtà ecclesiale e contesto civile, manifesta ugualmente un segno, un passo…l’inizio di un cammino.

Ed oggi, ad entusiasmare un possibile progetto, a più mani, ma anche soltanto a dare nuove motivazioni è il potenziale di un territorio a cui lo stesso Ministero dell’Ambiente – come confermato da Girfatti – guarda con particolare fiducia per la vivacità e lo spirito di iniziativa che sul territorio non manca.
Ma è tuttavia questo gran potenziale che necessita anch’esso di una meta comune: la dispersione di energie: le diverse proposte; le solo occasionali “voci”; le corse in solitaria fanno oggi di questa Francigena una rotta fragile e senza robusta identià o connotazione.

Passione per il territorio, senso di responsabilità comune, approccio con altre simili esperienze, proposte alternative alla stessa Via in termini di feste e festival, momenti ricreativi e formativi, studi e ricerche storiche: è stata questa l’esperienza del Gal Titerno presentata da Ciarleglio durante la serata, associata al richiamo dei valori che meglio si associano al concetto di Francigena: salvaguardare il fattore identitario dei luoghi (negli aspetti antropologici e storico-culturali e religiosi); conservare il rispetto del mondo rurale esistente; favorire il benessere del pellegrino, in poche parole “fare del cammino il filo che unisce le perle di un territorio”.
Infrastrutturare il cammino, farne dunque un potenziale per il turismo locale equivale anche ad offrire non solo agli utenti finali (i viandanti) ma ai residenti nuove possibilità di lavoro (passando dalle strutture di accoglienza a quelle di ristorazione, a quelle artigianali sia alimentari che artistiche) considerando il trend sempre crescente che questo tipo di turismo sta mostrando in tutta Europa: obiettivo non trascurabile, oggi essenziale per sostenere lo sviluppo del territorio.
E dal Gal Titerno la presentazione di una azione sperimentale, cui sono già al lavoro diversi Gal – compreso quello Alto Casertano con sede a Piedimonte Matese – della realizzazione di un tratto di soli 5 chilometri dotato di servizi utili ai pellegrini ma soprattutto di una sicura viabilità: lì dove la Francigena si perde, è necessario che siano individuati e tracciati camminamenti percorribili, garantità sicurezza e incolumità e perfino connessioni wifi.
“Facciamo fatica a sviluppare giochi collaborativi…”, il commento di Ciarleglio.
Riflessione che fa ipotizzare la necessità di un nuovo e ancora altri momenti in cui si possono incontrare esperienze e soprattutto entusiasmi, si acquisiscono informazioni e conoscenze, si mettono in circolo idee possibili e soprattutto obiettivi comuni per dotare il territorio di servizi e per darne visibilità. Un nuovo tavolo e una nuova possibilità per i sindaci e le associazioni, quelli assenti nella serata di giovedì perché il sogno di un Matese migliore e condiviso appartenga soprattutto a chi è scelto e chiamato a custodire luoghi, abitanti, storie e a tracciare strade verso il futuro. Non sottrarsi da nessuna possibilità di confronto o di scontro, scegliere la strada delle relazioni e dello scambio, incarnando la Francigena, non solo promuovendola: obietto faticoso ma non più prorogabile.

All’avvocato Caiazza, storico e conoscitore “scientifico” della Francigena, autore tra gli altri dell’ultimo libro Le vie Francigene d’Italia (edito da Banca Capasso Antonio Spa), il compito di ripercorrere la storia – secondo studi analitici e ricerche – del cammino tracciato prima dai longobardi, poi dai franchi come strategia di conquista territoriale, divenuto poi sentiero privilegiato per i commerci e poi cammino dei pellegrini.
Nel Convegno la scentificità dei dati accumulati da Caiazza ha permesso di aprire lo sguardo sui dettagli che arricchiscono la Francigena passando in rassegna luoghi “primari”, (sfatandone altri) che di fatto appartengono al percorso “ufficiale” che include comunque numerosi fasci di strade e sentieri e guadi percorribili o meno dai pellegrini di oggi.
Anche dalla sua voce la necessità di uniformare, lavorando insieme, le idee e faticare sull’obiettivo comune di tenere in vita non solo una strada ma i luoghi sacri, i personaggi del passato, le antiche abitazioni di campagna (oggi ruderi) che fanno la ricchezza del cammino francigeno in Alto Casertano.

L’intervento di Mons. Orazio Francesco Piazza ha portato il peso dell’esperienza pastorale e di studio intorno alla via Francigena, occasione per riflettere oltre quei servizi auspicati che inevitabilmente si legano ad azioni di profitto per un territorio. Il Vescovo ha raccontato la condivisione di un progetto di recupero della Francigena che già nel 2008 si muoveva nell’area del Titerno e che poi è confluito nelle attività del locale Gal anche grazie al contributo scientifico dell’Università del Sannio dove lo stesso mons. Piazza è stato protagonista di studi sull’antica via Europea che nelle sua direttrice verso Oriente attraversa l’Italia sannita.
Studi e ricerche che nella missione pastorale da Vescovo oggi si traducono anche in momenti formativi per i giovani della Diocesi di Sessa Aurunca che guida dal 2013 con la proposta di 4 tappe lungo la Francigena prima del pellegrinaggio a Gerusalemme previsto nel 2021: “Far camminare i giovani, educarli a liberarsi del superfluo, accompagnarli in un cammino che non è solo movimento ma un vero e proprio moto dell’anima, occasione per tornare ad ascoltare il silenzio e se stessi e i compagni di viaggio. Avere davanti a sè una meta, che nel caso di questi giovani è una proposta spirituale, di fede…”, ha spiegato il Vescovo richiamando il titolo di un progetto volutamente denominato “Cammino dell’anima”. Una sorta di esperienza per la vita circoscritta a pochi chilometri e a pochi giorni in cui si concentrano fatiche, scelte pratiche ed etiche, dove il giovane pellegrino riconquista relazioni e soprattutto la relazione con Dio.
“Io, Dio e l’altro” è stato infatti il tema dell’ultimo pellegrinaggio che ha visto il gruppo dei pellegrini partire da Pietrelcina per raggiungere Melfi.

E Francigena sia! Con le sue piacevoli e impervie varianti, con i suoi gruppi organizzati o i pellegrini solitari, purché il territorio la riconosca vena che, attraversandolo, arricchisce questa terra della fede, della curiosità e della speranza dei suoi camminanti.

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