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Insieme, coraggio di cambiare, con umiltà: l’orizzonte dell’Azione Cattolica secondo i presidenti diocesani dell’alto casertano

"La Chiesa che sogniamo" il titolo del convegno che ha riunito le Presidenze di Azione Cattolica di tutta Italia a Castel Gandolfo; presente anche una rappresentanza dall'alto casertano. Ne parlano con noi Pio De Maio, presidente diocesano di Teano-Calvi; Cinzia Brandi presidente di Alife-Caiazzo e Margherita Majello presidente di Sessa Aurunca

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“La Chiesa è comunità. Non è stare insieme, non è passare del tempo, non è fare volontariato. Non basta questo. La Chiesa deve essere comunità e comunione. Dobbiamo essere fratelli e sorelle, volerci bene davvero. Poi dobbiamo molto migliorare nel nostro linguaggio. Se non curiamo il linguaggio possiamo dire cose bellissime, ma nessuno ci ascolterà”. Il Card. Matteo Zuppi ha parlato all’Assemblea dei 750 delegati di Azione Cattolica riuniti a Castel Gandolfo dal 24 al 27 agosto: tra essi – come gà raccontato – a vivere questo momento di forte respiro ecclesiale, con il passo dei laici, anche una rappresentanza dell’Azione Cattolica delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca. Comunità e comunione, gli impegni dei credenti in una Chiesa che ha bisogno dell’Azione Cattolica, e che come lo stesso Zuppi ha sottolineato non è mai venuta meno con il suo contributo alla storia della Chiesa italiana, ponendosi come fondamento di processi che hanno visto il Concilio prendere forma ed incarnarsi.

Questo impasto di vita laicale e vita ecclesiale, questo essere tutt’uno, lo sente l’AC e lo sentono quelle persone, uomini e donne che per un week end hanno lasciato tutto e sono andati a riscrivere le linee del cammino futuro che attende l’associazione. Tornano con la speranza e l’entusiasmo, con nuove proposte, con la consapevolezza che l’AC è cara alla Chiesa e la Chiesa ne vuole la presenza responsabile e vivificante…

Il contributo di Pio De Maio (presidente AC di Teano-Calvi) di Cinzia Brandi (presidente AC di Alife-Caiazzo) e Margherita Majello (presidente AC di Sessa Aurunca), ci conferma che la Chiesa è nel suo Dna “sinodale”, un’esperienza che si vive insieme, si costruisce insieme e nella ricerca costante di altri, di pareri, di confronti, di misure utili a confrontare il Vangelo con l’oggi.

“Il progetto della Chiesa che sogniamo è anzitutto un progetto non delegabile ad altri, non è un progetto in cui si agisce da progettisti lasciando ad altri il faticoso compito dell’edificazione, pensata e firmata da pochi. La Chiesa che sogniamo è la Chiesa che vede la partecipazione di ciascuno, del giovanissimo e del giovane che intravedono all’orizzonte la maggiore età o una laurea dopo un percorso non senza ostacoli, dell’acrrino che vivrà a breve una nuova festa del Ciao, dell’adulto che vorrebbe divincolarsi da incarichi perché stanco di un servizio pluriennale, del proprio parroco che chiede novità, ma anche del giovane che si appresta a lavorare e che pensa di non aver più tempo per dedicarsi alle “cose di Chiesa’”, così Pio De Maio da Teano sottolineando il valore della condivisione ecclesiale e associativa. “La Chiesa che sogniamo, vuole essere un progetto di Chiesa cui lavorano tutti e ciascuno! Allora no ai discorsi tra pochi, da scegliere tra coloro che a priori la pensano allo stesso modo e che finiscono per pensare cose intrise di vecchio ma viste nuove perché frutto di un semplice cambio di nome. Sì, invece, ad una Chiesa che si sforza seriamente di dialogare con chi abita al di là dei gradini che la legano alla quotidianità; sì al dialogo con chi la Chiesa la vive solo per accadimenti chiave della vita di ciascuno. Si, ancora, ad una Chiesa – e ad una AC – che sappia creare alleanze con le Associazioni sul territorio, con le istituzioni, con ogni uomo e donna che vive la società in cui abita e si sforza di vivere il servizio educativo”.

“La Chiesa che vogliamo dipende dalla nostra capacità di generativa, dalla nostra passione e dal nostro desiderio: è questo uno dei messaggi che ci ha accompagnati in questi giorni”, spiega Cinzia Brandi della Diocesi di Alife-Caiazzo. “Cose non è stato? Un esercizio di lamentazione o un piangersi addosso per i numeri che calano, oppure un sottolineare che non c’è comunicazione con i giovani o ancora chiedere  soluzioni impossibili ed inesistenti a problemi storici – continua la Presidente diocesana. È stato invece un momento di vita associativa e personale necessario per ritrovare l’energia prima delle assemblee parrocchiali elettive. E forse sono riuscita a trovare una prima risposta alla domanda che continuamente mi pongo e che nasce dalla consapevolezza che i miei limiti sono maggiori delle mie convinzioni: quale chiesa sogniamo? Io sogno la Chiesa che accoglie tutti, che sostiene tutti, che ha gesti di carità per tutti; vorrei solo che questa Chiesa avesse più coraggio di porsi la nostra stessa domanda…”. Nella domenica in cui l’apostolo Pietro pronuncia una solenne professione di fede ‘tu sei il Cristo’, il Vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale di AC ha ricordato che a tale coraggioso riconoscimento “corrisponde sempre una missione apostolica”. Cinzia Brandi ritorna su questo passaggio: “Non dobbiamo avere paura di osare! E le parole di questa Chiesa che sogniamo non possono che essere gioia, gentilezza, speranza, condivisione… nelle responsabilità che abbiamo nella Chiesa e nel Paese: pronti e solleciti, senza tentennamenti…”.

“Sì, la Chiesa che sogniamo è proprio questa: aperta a tutti ed in continuo divenire al passo con le nostre vite”: Margherita Majello di Sessa Aurunca riprende questo concetto forte, con lo sguardo rivolto all’esperienza attuale nella Chiesa del cammino sinodale; ma anche il tema della corresponsabilità più volte rilanciato dal Card. Matteo Zuppi. “Stare lì a guardare senza impegnarsi direttamente non esonera dalle responsabilità, anzi…”, prosegue la presidente di Sessa Aurunca definendo l’incontro di Castel Gandolfo “Un ricco momento di confronto costruttivo che solo l’AC è capace di fare”, poi aggiunge “questa apertura, questa richiesta di aiuto a tutta l’Associazione che l’Azione Cattolica Italiana ci rivolge, sono il segno concreto del desiderio di rinnovamento e di incarnazione nel tempo presente, tenendo conto di tutte le realtà, anche le più piccole e lontane. E soprattutto la libertà di espressione senza essere sottoposti a giudizio, in linea con quanto indicato dal cammino sinodale”. Il Card. Zuppi ci ha suggerito lo stile dell’umiltà da non confondere con la mediocrità o la modestia, “ma essere capaci d ifarsi ultimi facendo grandi cose…” conclude la presidente di Sessa.

Insieme, il coraggio dei cambiamenti, con umiltà: dalle tre Diocesi dell’alto casertano guidate dal vescovo Giacomo Cirulli arriva la “visione” sui prossimi cammini di Azione Cattolica, anche in vista del rinnovo delle cariche in ciascuna delle tre Associazioni, così come in tutta Italia a partire dal prossimo autunno.

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